OneWomanShow #3 drop that sax and go back to your gretsch

The community of hope è sicuramente un brano d’apertura azzeccato, ci da l’idea di cosa aspettarci.
Al primo ascolto non lo saprete, come non lo sapevo io, ma poi tutto diventa chiaro: molte parole, soprattutto descrizioni, racconti come fotografie di posti, persone, realtà umane.

Da lontano, però.

Volevo scrivere di questo album non appena l’ho ascoltato diverse settimane fa, e invece no, mi sono detta, aspetta un po’, PJ è una tosta, forse c’è qualcosa che non riesco a leggere, che ho bisogno di far decantare, la pancia mi dice “Oh no” eppure lei è polly, quella Polly lì.
Aspetta.
Vi giuro che l’ho ascoltato e riascoltato.
In cuffia, a volume alto, a volume basso, in mezzo alla gente, da sola.
Ora lo posso dire.
Non mi piace, non mi piace, non mi piace anzi mi spingo oltre e dico che è una palla [una roba inutilmente pesante].
I momenti più pesanti sono “near memorial to vietnam and lincoln” e la parte finale di “the wheel” quando ripete all’infinito “watch them fade out” e io mi ritrovo a sperare che a feidareaut sia sto pezzo, che non ne posso più.
La distanza tra Polly e le cose che vede e ci vuole raccontare è talmente siderale che è come sfogliare un album di persone che non conosci e di cui sinceramente non ti frega un cazzo.
Per cui, magari ti incuriosisce una posa, una nota, un giro o una melodia, ti fai pure prendere per un po’ di pagine e sfogli, chiedendoti dove va a parare quel bell’album gonfio di canzoni e parole e immagini, e sfogli, ancora e ancora.
Poi la triste realtà e ti ritrovi annoiata, ti ricordi che quei volti significano assai poco per te, non riesci ad affezionarti a nessuna di quelle anime rubate dalla camera, e infine, rassegnata, chiudi l’album.
Per tornare alle mie opinioni non richieste su questo album: non è brutto, oggettivamente, un bel lavoro di limatura, di racconti, di armonie. C’è un filo comune per ogni canzone, c’è un progetto reale e palpabile dietro.
Eppure: è una palla, nessuna canzone mi resta dentro, attenzione non in testa, PJ è brava, pezzi come community of hope lo canticchiate per forza al primo ascolto; dico dentro, come donna, come quando stai male o bene o sei felice o sei su di giri e pensi: cazzo come faceva quel pezzo, oppure, devo assolutamente sentire quella canzone.

Come quando hai voglia di spaccare il culo a qualcuno e ti dai la carica con 50ft queenie, oppure senti male da qualche parte dentro e ti viene da mettere a palla rub till it bleeds.

Ecco, con questo disco non succederà mai.

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